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Classe energetica edifici: cosa prevede la Direttiva Ue

Classe energetica edifici
Nozioni sul fotovoltaico
Aggiornato il 05 maggio 2023
7 min. Tempo di lettura
Francesca_Pennisi
Francesca Pennisi

Il Parlamento europeo ha dato il via libera alla bozza della Direttiva “Case Green” sulla classe energetica edifici, argomento molto scottante di questi ultimi mesi che ha destato curiosità ma anche allarmismi in vista degli impegni prefissati.

Cosa prevede esattamente la direttiva Ue e quali scadenze sono previste? Prosegui la lettura per saperne di più! Nota anche come Energy Performance of Buildings Directive (EPBD), è un provvedimento avanzato dalla Commissione europea facente parte del pacchetto di riforme Fit for 55, che abbiamo trattato anche in questo articolo.

La Direttiva Ue interessa tutti gli Stati Membri ed è volta a migliorare le prestazioni energetiche degli edifici, per i quali detta obblighi energetici da rispettare entro il 2033.

Prima di vedere nel dettaglio quali sono questi obblighi, occorre precisare che non si è ancora giunti ad un testo definitivo. La direttiva approvata dal Parlamento europeo è infatti solo la versione approvata dagli Eurodeputati. Ora è il turno degli Stati Membri, che tramite il Consiglio negozieranno la versione definitiva insieme alla Commissione e al Parlamento. Ma attenendoci alla versione appena approvata dal Parlamento Ue, quali prescrizioni sono previste per gli edifici?

Direttiva case green: ecco cosa prevede

La direttiva sulle case green persegue un unico obiettivo: ridurre le emissioni di gas serra e il consumo energetico nel settore edilizio entro il 2033, per poi raggiungere la totale neutralità climatica con emissioni pari a 0 entro il 2050 – il tutto tramite una serie di interventi e misure per il settore residenziale.

In particolare, ecco cosa prevede la Direttiva per tutti gli edifici residenziali:

  • Raggiungere almeno la classe di prestazione energetica "E" entro il 1° gennaio 2030;
  • Raggiungere la classe energetica "D" entro il 2033.

Ma il testo approvato dal Parlamento detta obblighi energetici anche per gli edifici non residenziali e di proprietà pubblica, così come per le nuove costruzioni.

Nello specifico, per gli edifici non residenziali e pubblici già esistenti, il raggiungimento delle stesse classi dovrà avvenire rispettivamente entro il 2027 (per la classe E) ed entro il 2030 (per la classe D).

Per le nuove costruzioni, il testo approvato stabilisce invece che:

  • da gennaio 2026, dovranno essere costruiti edifici pubblici nuovi a zero emissioni;
  • dal 2028 quest’obbligo verrà esteso anche agli altri edifici;
  • entro il 2028, tutti i nuovi edifici dovranno essere dotati di tecnologie fotovoltaiche. Per gli edifici già esistenti sottoposti a ristrutturazioni importanti, questo obbligo si estende al 2032.

Quali sono gli interventi per aumentare la performance energetica?

Tra le opere più funzionali che si potrebbero mettere in atto in vista dell’obbligo di adeguare la classe energetica di un edificio, rientrano sicuramente l’installazione del cappotto termico, eseguito tramite la posa di pannelli isolanti sulle pareti, e la sostituzione degli infissi che garantiscono una minore dispersone del calore.

Estremamente rilevante è poi anche l’installazione di moduli fotovoltaici, passaggio imprescindibile per raggiungere gli obiettivi prefissati. L’autoproduzione, infatti, come abbiamo visto poc’anzi, è un target fissato dalla Direttiva sia per le nuove costruzioni che per gli edifici ristrutturati, che permette di limitare i consumi di energia elettrica.

La situazione in Italia

Fin dall’inizio, la Direttiva Ue su case green è stata al centro di molti dibattiti nell’ambito politico italiano, soprattutto alla luce delle tempistiche con cui si richiede che certi interventi vengano eseguiti.

Secondo varie stime effettuate in Italia vi sono circa 12 milioni di edifici residenziali, molti dei quali rientrano nelle classi energetiche meno efficienti, dalla “G” alla “E”, con una netta preponderanza per la classe G.

Inoltre, stando alle ultime analisi Enea (Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo economico sostenibile), tre quarti delle case residenziali sono state costruite prima della Legge 10/1991, la normativa sul risparmio energetico e la sicurezza sismica.

Ed è proprio questo il motivo che spinge molti avversari della Direttiva a ritenere che, in Italia, è pressoché improbabile raggiungere gli obiettivi entro le scadenze prefissate. Gli edifici italiani sui quali sarebbe necessario intervenire sono troppi. Senza contare che i lavori di riqualificazione per adeguare le classi energetiche degli immobili sono troppo onerosi. Si stima infatti che i costi legati alla realizzazione delle opere di efficientamento energetico si aggirino intorno ai 50.000 € cada abitazione.

I prossimi passi: manovre e finanziamenti

Come anticipato all’inizio, la prossima fase di negoziato tra Europa e Governi dei singoli Stati Membri potrebbe portare a delle modifiche alla versione attuale della Direttiva, fornendo così maggiore chiarezza sulle possibili strategie che verranno messe in campo. Saranno ora gli Stati Membri a definire tutte le misure e gli incentivi necessari per raggiungere gli obiettivi stabiliti, adeguando i target prefissati in base alla disponibilità reale di manodopera qualificata e alla fattibilità economica degli interventi di ristrutturazione previsti.

Ogni Stato dovrà formulare un piano nazionale di ristrutturazione realistico e introdurre misure di sostegno per facilitare l’accesso ai finanziamenti e alle sovvenzioni, un sistema di premi cospicui per le cosiddette “ristrutturazioni profonde” destinate soprattutto agli edifici con le classi energetiche peggiori, così come aiuti non indifferenti per le famiglie più vulnerabili. Inoltre, ogni Stato Membro avrà la facoltà di stabilire, entro certi limiti, delle deroghe alla Direttiva.

Nel testo della direttiva, per ora, non sono previste sanzioni per coloro che non adegueranno il proprio immobile alla Direttiva; tuttavia, non possiamo ancora escludere nulla.

In ogni caso, per avere un’idea più chiara della reale situazione, e per poterla giudicare, occorre aspettare il testo definito della Direttiva, che ancora però non abbiamo. Ti aggiorneremo con tutte le eventuali novità. Stay tuned.

In breve

  • La Direttiva Ue riguarda tutti gli Stati Membri e punta a migliorare le prestazioni energetiche degli edifici per ridurre le emissioni di gas serra e il consumo energetico; detta inoltre obblighi energetici stringenti da rispettare entro il 2033.
  • Questa normativa impone interventi e misure per il settore residenziale (per esempio l'installazione del cappotto termico e la sostituzione degli infissi nonché l'installazione di moduli fotovoltaici).
  • In Italia esistono circa 12 milioni di edifici residenziali, molti dei quali rientrano nelle classi energetiche meno efficienti, dalla “G” alla “E”, con una netta preponderanza per la classe G. È un tema attuale e al centro del dibattito politico italiano.
  • La normativa non è ancora definitiva: è prevista una seconda fase negoziale tra Europa e Governi dei Paesi Membri per giungere alla versione finale. Sarà compito degli Stati Membri definire tutte le misure e gli incentivi necessari per raggiungere gli obiettivi stabiliti.
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