Comunità energetiche in Europa, a che punto siamo in Italia?
Oggi approfondiamo le comunità energetiche in Europa, in particolare vediamo qual è il quadro in Italia.
Ti abbiamo già parlato delle energy community. Per ricapitolare, ti avevamo fornito una definizione di energy community, spiegandoti che cosa si intende per prosumer. Parlavamo inoltre dei requisiti indispensabili per la loro costituzione e dei vantaggi di cui si può beneficiare quando si entra a farne parte. Qui, ci eravamo soffermati sulle energy community applicate al fotovoltaico, anche se si possono estendere anche ad altre energie rinnovabili. Se ti sei perso il blog su questo argomento, puoi andare a rileggerlo qui.
Secondo alcuni studi solo il 13 % dei cittadini e il 32 % delle aziende sanno cosa sia una comunità energetica (questi dati li trovi in una ricerca condotta da Symbola, Tea, Ipsos). Purtroppo, si tratta di realtà non ancora diffuse e pare ci sia ancora molta strada da fare.
La settimana scorsa Accenture e Agici hanno presentato un report che affronta questo tema e che abbiamo trovato interessante. Si intitola Modelli per promuovere le comunità energetiche: un’opportunità per le Utilities e analizza il contesto delle comunità energetiche in Europa e in Italia.
Le comunità energetiche in Europa
Le comunità energetiche sono ovviamente regolamentate a livello europeo. Troviamo infatti 3 normative chiave:
- Clean Energy for All Europeans package. Si tratta di una normativa che risale al 2019 e che ha come fine la decarbonizzazione del sistema energetico dell’Unione europea, in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo.
- Renewable Energy Directive (RED II). Questa direttiva in particolare disciplina l'autoconsumo collettivo (AUC) e le comunità energetiche (CER). Rappresenta anche un forte impulso allo sviluppo delle energie rinnovabili, in ottica di raggiungere l’obiettivo del 42,5 % proveniente da fonti rinnovabili entro il 2030.
- Internal Electricity Market Directive, per armonizzare e liberalizzare il mercato interno dell'energia dell'UE.
Ti chiederai: a che punto sono in generale i Paesi europei? Ecco, lo studio che ti abbiamo citato ne confronta quattro, che riportiamo nel grafico che segue. Troviamo realtà all'avanguardia affiancate da altre che si stanno adeguando progressivamente e che presentano caratteristiche simili all'Italia.
Uno tra i paesi leader nella realizzazione dei progetti energetici comunitari è proprio la Germania. Nel 2019 la quota di partecipazione cittadina in progetti legati a fonti rinnovabili era del 30 %. Una curiosità? A Feldheim, situato vicino a Berlino si trova un comune di 130 abitanti che ha raggiunto l'indipendenza energetica. Il paese è alimentato solo con eolico, solare e biogas.
Anche in Danimarca le CER erano molto radicate ancora prima che venissero emanate le normative: "Nel 2013 le turbine eoliche installate di proprietà delle comunità erano l’80 % e dal 2012 tale approccio è stato esteso anche al fotovoltaico".
Tra i Paesi che si stanno invece adeguando troviamo la Francia e la Spagna. In Francia si contano circa 200 CER , di cui l'80 % con produzione da impianti fotovoltaici. La Spagna invece non è considerata tra i paesi leader nelle CER e il quadro giuridico non è ancora molto sviluppato.
Le comunità energetiche in Italia
Ad oggi, si stimano circa 100 CER e AUC: l'Italia si sta man mano adeguando al resto d’Europa. Si tratta infatti di un segmento ancora ristretto rispetto alla media europea. Per completare l’iter di recepimento si prevede di intraprendere gli ultimi passi nel corso del primo semestre del 2023.
A febbraio 2023 è stata pubblicata ed inviata la bozza del decreto MASE alla Commissione europea, che disciplina le modalità di incentivazione per sostenere l’energia elettrica prodotta da impianti a fonti rinnovabili inseriti in configurazioni di autoconsumo per la condivisione dell’energia rinnovabile.
Lo stesso testo definisce i criteri e le modalità per la concessione dei contributi previsti dal PNRR.
Questo studio ti mostra anche i vari step compiuti a partire dal Decreto Milleproroghe del febbraio 2020 (ti è utile sapere che questo è il decreto che ha recepito la Direttiva europea RED II, consentendo l’attivazione dell’AUC e la realizzazione delle CER consentendo ai consumatori di energia di associarsi per promuovere l’uso dell’energia proveniente da fonti rinnovabili) e i prossimi passi da attuare, evidenziando complessità e opportunità.
I punti chiave del decreto MASE
Questa bozza regolamento dispone due tipologie di benefici economici:
- Incentivo a tariffa. Viene attribuito in forma di tariffa premio dalla data di entrata in esercizio per la durata di 20 anni. La tariffa è per scaglioni in base alla potenza degli impianti e si compone di una parte fissa e una variabile. In più, “per impianti fotovoltaici la tariffa è corretta a seconda della localizzazione geografica (4 €/MWh extra nel Centro Italia e 10€/MWh extra al Nord). Questi incentivi sono cumulabili con i contributi PNRR: in questo caso è ridotto in base alla percentuale di contributi ottenuti.
Per poterne usufruire devono essere soddisfatti due requisiti:
- la potenza nominale massima del singolo impianto non deve essere superiore a 1 MW;
- gli impianti devono fare parte dell’area sottesa alla medesima cabina primaria (CP);
- Contributo PNRR, ovvero i contributi a fondo perduto fino al 40% dei costi ammissibili per lo sviluppo di CER e AUC nei comuni che abbiano meno di 5.000 abitanti. Occorre tener presente che il costo dell’investimento massimo varia a seconda della potenza dell’impianto. Ad erogare il beneficio è il Gestore dei Servizi Energetici (GSE), che lo suddivide in quote in base allo stato di avanzamento dei lavori. La prima parte del contributo è erogata quando il 30% dei lavori è completato, mentre il restante 10% viene assegnato con la richiesta finale che attesta la conclusione dei progetti.
- L’ultima parte della bozza è dedicata invece alle disposizioni finali sull’entrata in vigore, il monitoraggio e la valutazione. Per quanto riguarda il monitoraggio, il GSE pubblicherà sul proprio sito tutte le informazioni utili sul contingente disponibile.
Un altro dato utile riguarda la pubblicazione delle mappe per le cabine primarie: alcuni distributori le hanno già fornite, in concomitanza alla pubblicazione della bozza.
Next step?
Riassumiamo quali sono i prossimi passi da attuare!
- Il decreto attuativo MASE dovrà essere approvato ed entrare in vigore;
- Il Testo integrato autoconsumo diffuso (TIAD) dovrà entrare in vigore;
- Le regole operative del GSE dovranno essere aggiornate;
- Le aree sottese alle singole cabine primarie dovranno essere pubblicate su un portale centralizzato gestito dal GSE.
Conclusioni
In Italia Legambiente ha censito circa 86 comunità energetiche, tra AUC e CER. Tra queste 30 sono realizzate con una potenza installata totale di soli 20 MW. Si tratta quindi di una opportunità che non è ancora sfruttata pienamente.
Se raggiunto il target di 5 GW le comunità energetiche possono produrre dei vantaggi ambientali ed economici come un risparmio in termini di CO2 fino a 1,35 M ton CO2 e un beneficio economico totale pari a 1,3 miliardi di euro. Se vuoi leggere il report completo di Accenture-Agici, puoi trovarlo qui
In breve
- In Europa, il mercato delle comunità energetiche è frammentato. In Italia invece la strada da percorrere è lunga: si contano meno di 100 comunità energetiche tra CER e AUC (in Germania ce ne sono 5000!);
- A livello europeo troviamo 3 normative chiave: l'Italia si sta adeguando anche se mancano alcuni step importanti per completare l'iter di recepimento.
- Nel corso del 2023 è stata pubblicata ed inviata per approvazione alla Commissione europea la bozza del decreto MASE.
- Gli studi pubblicati rilevano alcune criticità che devono esse risolte. Le regole di accesso devono essere semplificate e bisogna chiarire i benefici economici derivanti dalle comunità energetiche.